Literaria Academy 11 | Figure retoriche: Enumerazione


Qualunque segno della comunicazione si compone di significante (l’elemento fisicamente percepibile, il mezzo concreto della comunicazione: nella lingua, lettere e suoni) e di significato (il contenuto della comunicazione) e si colloca in un certo ordine nel discorso (dimensione sintattica del segno), pertanto solitamente le figure retoriche si suddividono in tre gruppi (di fatto le possibili modalità di suddivisione sono moltissime):

figure dell’ordine: livello della sintassi;

figure del suono: livello del significante;

figure del contenuto: livello del significato.


Vediamo quelle più diffuse e comuni, precisando che in molti casi i confini tra una figura e l’altra sono assai labili e che in un medesimo periodo possono esserci più figure retoriche insieme.

Le figure retoriche dell’ordine (livello della sintassi)

01- Accumulazione (vedi al link)

02- Anacoluto (vedi al link)

03- Anàfora  (vedi al link

04 – Anàstrofe (vedi al link

05 – Asìndeto (vedi al link

06 – Chiasmo  (vedi al link

07 – Climax  (vedi al link

08 – Ellissi  (vedi al link)

09 – Enumerazione (lat. enumeratio, “enumerazione”, “elenco”): rassegna di dettagli in cui è scomposto un concetto sovraordinato, al quale essi rimandano in apertura (enumerazione anticipatoria) o in chiusura (enumerazione ricapitolativa), o anche in forma sottintesa quando facilmente deducibile dal contesto. Gli elementi di tale rassegna sono coordinati per asindeto (mancanza di congiunzioni) o polisindeto (presenza di molte congiunzioni).

Tale figura, come tutte quelle che appartengono alla sfera della ripetizione (o ITERAZIONE, lat. ítero, -áre, “reiterare”, “ripetere”, “rinnovare”, dall’avverbio íterum, “per la seconda volta”, “di nuovo”), dona enfasi al concetto, l’immagine, l’azione reiterati.

Esempio 1.

Terra, erbe, con lor coluri

arbori, frutti con sapuri,

bestie, mie serveturi,

tutti en mia bevolcaria.

Acque, fiumi, lachi e mare

pesciatelli en lor notare

aere, venti, ocel’ volare

tutti me fa giollaria!

(Jacopone da Todi, Povertade ennamorata, 35-42)

Esempio 2.

La procellosa e trepida

gioia d’un gran disegno,

l’ansia d’un cor che indocile

serve, pensando al regno;

e il giunge, e tiene un premio

ch’era follia sperar;

tutto ei provò: la gloria

maggior dopo il periglio,

la fuga e la vittoria,

la reggia e il tristo esiglio:

due volte nella polvere,

due volte sull’altar.

(A. Manzoni, Il cinque maggio, 37-48)

Esempio 3.

Certo si può ipotizzare una persona beata che dedichi il «tempo-lettura» delle sue giornate esclusivamente a leggere Lucrezio, Luciano, Montaigne, Erasmo, Quevedo, Marlowe, il Discours de la Méthode, il Wilhelm Meister, Coleridge, Ruskin, Proust e Valéry, con qualche divagazione verso Murasaki o le saghe islandesi. Tutto questo senza aver da fare recensioni dell’ultima ristampa, né pubblicazioni per il concorso della cattedra, né lavori editoriali con contratto a scadenza ravvicinata.

(I. Calvino, Perché leggere i classici)

Esempio 4.

Il primo Grande Evento Nebbioso risaliva a quattro anni prima. Era durato un intero giorno. Quando la nebbia si era diradata, ci eravamo riversati nelle strade per scoprirle invase da un’infinità di oggetti risalenti agli anni Settanta: vinili rigati, arredi usurati, tappezzerie maleodoranti, manufatti di arte povera, indumenti lisi, jukebox scassati, vecchie tazzine da caffè sbreccate, portacenere puzzolenti, utensili da cucina arrugginiti, mangiadischi inservibili, parrucche sfilacciate, orrendi borselli da uomo, sbrindellate vestaglie con disegni optical, telefoni rivestiti di velluto consunto, fotoromanzi dalle pagine strappate, palline da tennis bianche e flosce, automobili fuori produzione, cabine telefoniche ammaccate, banconote fuoricorso, lampadine fulminate, libri dalla copertina stinta, ombrelli che non si aprivano oppure che non si chiudevano, frigoriferi senza lo sportello.

(G. Specioso, Dinosauri)


Nadia Gambis è nata e vive a Livorno. Ha frequentato l’Università di Pisa, laurea con lode in Lettere, indirizzo classico. Grazie al suo lavoro di tesi sul teatro plautino, Contributi ad una metaforologia plautina. (Pseudolus), le è stato riconosciuto un assegno ministeriale quadriennale presso il Dipartimento di Filologia Latina di Pisa. Ha insegnato materie letterarie, curando in particolare l’aspetto linguistico e letterario dell’italiano e del latino. Nel 1989 ha pubblicato una silloge poetica, Fiore di donna, Editrice Nuova Fortezza. Coautrice di due corsi di grammatica, lingua e cultura latina per il biennio dei Licei, Proxime, Trevisini Editore, 2010; Agenda Latina, Bompiani, 2013 e 2014. Tiene seminari di latino e lezioni di letteratura italiana presso l’UNITRE cittadina. Si dedica anche alla scrittura di testi poetici e racconti brevi, pubblicati talvolta in forma cartacea oppure on-line. Nel 2016 ha fatto parte della giuria del concorso nazionale di prosa e poesia Scarabeus.

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