Qualunque segno della comunicazione si compone di significante (l’elemento fisicamente percepibile, il mezzo concreto della comunicazione: nella lingua, lettere e suoni) e di significato (il contenuto della comunicazione) e si colloca in un certo ordine nel discorso (dimensione sintattica del segno), pertanto solitamente le figure retoriche si suddividono in tre gruppi (di fatto le possibili modalità di suddivisione sono moltissime):
– figure dell’ordine: livello della sintassi;
– figure del suono: livello del significante;
– figure del contenuto: livello del significato.
Vediamo quelle più diffuse e comuni, precisando che in molti casi i confini tra una figura e l’altra sono assai labili e che in un medesimo periodo possono esserci più figure retoriche insieme.
Le figure retoriche dell’ordine (livello della sintassi)
01- Accumulazione (vedi al link)
02- Anacoluto (vedi al link)
03- Anàfora (vedi al link)
04 – Anàstrofe (vedi al link)
05 – ASìNDETO (gr. asýndetov, a + syn + déo, “non legato insieme”, “non unito insieme”): raccordo di parole o enunciati che si susseguono senza l’uso di alcun tipo di congiunzione: la coordinazione avviene tramite i segni di interpunzione o anche per semplice giustapposizione. Quando invece la congiunzione è ripetuta più volte, si ha il POLISìNDETO (gr. polysýndeton, polús + syn + déo, “molto legato insieme”, quindi “che ha molte congiunzioni”). Asindeto e polisindeto caratterizzano per lo più le figure che appartengono alla sfera della ripetizione (o ITERAZIONE, lat. ítero, -áre, “reiterare”, “ripetere”, “rinnovare”, dall’avverbio íterum, “per la seconda volta”, “di nuovo”) e spesso si trovano impiegati insieme in una medesima sequenza.
In genere, ma non sempre, l’asìndeto crea un andamento veloce, concitato, incalzante; invece il polisìndeto, ponendo l’attenzione su ogni elemento enunciato, produce un effetto di rallentamento.
Esempio 1. (asindeto con segni di interpunzione)
E come li stornei ne portan l’ali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
così quel fiato li spiriti mali
di qua, di là, di giù, di sù li mena;
nulla speranza li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
(Dante, Inferno V, 40-45)
Esempio 2. (asindeto con segni di interpunzione)
I servitori ne hanno appena tanto che basti per chiuder la porta. Metton la stanga, metton puntelli, corrono a chiuder le finestre, come quando si vede venir avanti un tempo nero, e s’aspetta la grandine, da un momento all’altro.
(A. Manzoni, I Promessi Sposi XIII)
Esempio 3. (asindeto con segni di interpunzione)
Uno schema riguardava lo scheletro senza nome. C’erano frecce che portavano a quadratini: scritta, luogo, tombe, arma, tipo di morte, movente, identificazione, stato del corpo.
(G. Lepore, Angelo che sei il mio custode)
Esempio 4. (asindeto senza segni di interpunzione)
Aneliti brevi di foglie,
sospiri di fiori dal bosco
esalano al mare: non canto non grido
non suono pe ’l vasto silenzio va.
[…]
(G. D’Annunzio, O falce di luna calante, 5-8)
Esempio 5. (asindeto senza segni di interpunzione)
Fronti calve di vecchi, inconsapevoli
occhi di bimbi, facce consuete
di nati a faticare e a riprodurre,
facce volpine stupide beate,
facce di meretrici, entro il cervello
mi s’imprimon dolorosamente.
[…]
(C. Sbarbaro, Talor, mentre cammino per le strade, 10-16)
Esempio 6. (asindeto senza segni di interpunzione)
Dorme la stazione ferroviaria, dormono anche le farmacie notturne, le porte e le anticamere del pronto soccorso, dormono le banche: gli sportelli le scrivanie i cassetti le poste pneumatiche le grandi casseforti i locali blindati; dormono l’oro l’argento i titoli industriali; dormono le cambiali i certificati mobiliari i buoni del tesoro. Dormono i garzoni con le mani sul grembiule o dentro i sacchi di segatura. Dormono le prostitute i ladri gli sfruttatori le bande organizzate, i sardi e i calabresi; dormono i preti i poeti gli editori i giornalisti, dormono gli intellettuali; quanto caffè, alcool, fumo tra quelle ore. E mentre tutti dormono il valore aumenta, si accumula secondo per secondo all’aperto o dentro gli edifici.
(P. Volponi, Le mosche del capitale)
Esempio 7. (polisindeto)
Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.[…]
(Francesco d’Assisi, Cantico delle creature, 12-16)
Esempio 8. (polisindeto)
[…] E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. […](G. Leopardi, L’infinito, 8-13)
Esempio 9. (asindeto e polisindeto insieme)
Commosso, Emilio si confessò. Sì. Ora lo sentiva chiaramente. La cosa era divenuta per lui molto seria, e descrisse il proprio amore, l’ansietà di vederla, di parlarle, la gelosia, il dubbio, il cruccio incessante e l’oblio perfetto d’ogni cosa che non avesse avuto attinenza a lei o al proprio sentimento.
(I. Svevo, Senilità)
Esempio 10. (asindeto e polisindeto insieme)
Niccolò superò il momento di fastidio e diffidenza dovuto alla presenza di Sara, che non era prevista e che impediva la consueta conversazione monotematica su serpenti, fango, pistole, scheletri, pipistrelli, e si vendicò sottoponendo il terzo incomodo a un fuoco di fila: chi sei, che fai, quanti anni hai, ma è normale che una donna fa il poliziotto, ma sei la fidanzata di Gerri, e se non lo sei allora perché uscite insieme, e ti sposerai e quando e vuoi figli e come farai a crescere i figli se fai questo lavoro che per una femmina proprio non è adatto.
(G. Lepore, Angelo che sei il mio custode)
Nadia Gambis è nata e vive a Livorno. Ha frequentato l’Università di Pisa, laurea con lode in Lettere, indirizzo classico. Grazie al suo lavoro di tesi sul teatro plautino, Contributi ad una metaforologia plautina. (Pseudolus), le è stato riconosciuto un assegno ministeriale quadriennale presso il Dipartimento di Filologia Latina di Pisa. Ha insegnato materie letterarie, curando in particolare l’aspetto linguistico e letterario dell’italiano e del latino. Nel 1989 ha pubblicato una silloge poetica, Fiore di donna, Editrice Nuova Fortezza. Coautrice di due corsi di grammatica, lingua e cultura latina per il biennio dei Licei, Proxime, Trevisini Editore, 2010; Agenda Latina, Bompiani, 2013 e 2014. Tiene seminari di latino e lezioni di letteratura italiana presso l’UNITRE cittadina. Si dedica anche alla scrittura di testi poetici e racconti brevi, pubblicati talvolta in forma cartacea oppure on-line. Nel 2016 ha fatto parte della giuria del concorso nazionale di prosa e poesia Scarabeus.
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