Literaria Academy 05 | Figure retoriche: Anafora

retorica


Qualunque segno della comunicazione si compone di significante (l’elemento fisicamente percepibile, il mezzo concreto della comunicazione: nella lingua, lettere e suoni) e di significato (il contenuto della comunicazione) e si colloca in un certo ordine nel discorso (dimensione sintattica del segno), pertanto solitamente le figure retoriche si suddividono in tre gruppi (di fatto le possibili modalità di suddivisione sono moltissime):

figure dell’ordine: livello della sintassi;

figure del suono: livello del significante;

figure del contenuto: livello del significato.


Vediamo quelle più diffuse e comuni, precisando che in molti casi i confini tra una figura e l’altra sono assai labili e che in un medesimo periodo possono esserci più figure retoriche insieme.

Le figure retoriche dell’ordine (livello della sintassi)

01- Accumulazione (vedi al link)

02- Anacoluto (vedi al link)

03- ANÀFORA (gr. anaphéro, “riportare”, “ripetere): ripetizione di una o più parole all’inizio o all’interno di segmenti che si susseguono in un testo.

Questa figura mette in evidenza in modo enfatico l’immagine o il concetto ripetuto.

Esempio 1.

Per me si va nella città dolente,
per me si va nell’eterno dolore,
per me si va tra la perduta gente (Dante, Inferno III).

Esempio 2.

Don Abbondio stava, come abbiam detto, sur una vecchia seggiola, ravvolto in una vecchia zimarra, con in capo una vecchia papalina […]. Due folte ciocche di capelli, che gli scappavano fuor della papalina, due folti sopraccigli, due folti baffi, un folto pizzo, tutti canuti, […]. (A. Manzoni, I Promessi Sposi VIII)

Esempio 3.

È vecchia. Ma non è solo questo. Anche Amanda è vecchia, ma è bellissima. E la nonna Nicodema è talmente vecchia che quasi non capisce, ma è la nonna! Questa è una vecchia spaventosa. Non riesco a descriverla bene, perché non posso fissarla a lungo, mamma. Fa troppa paura! È più vecchia di qualsiasi altra vecchia abbia mai visto. Non so spiegarlo bene. Sono un bambino, mamma. Ma è vecchia come una cosa vecchia. O un giocattolo rotto. Vecchissima. (C. Palazzolo, Nel bosco di Aus)


Nadia Gambis è nata e vive a Livorno. Ha frequentato l’Università di Pisa, laurea con lode in Lettere, indirizzo classico. Grazie al suo lavoro di tesi sul teatro plautino, Contributi ad una metaforologia plautina. (Pseudolus), le è stato riconosciuto un assegno ministeriale quadriennale presso il Dipartimento di Filologia Latina di Pisa. Ha insegnato materie letterarie, curando in particolare l’aspetto linguistico e letterario dell’italiano e del latino. Nel 1989 ha pubblicato una silloge poetica, Fiore di donna, Editrice Nuova Fortezza. Coautrice di due corsi di grammatica, lingua e cultura latina per il biennio dei Licei, Proxime, Trevisini Editore, 2010; Agenda Latina, Bompiani, 2013 e 2014. Tiene seminari di latino e lezioni di letteratura italiana presso l’UNITRE cittadina. Si dedica anche alla scrittura di testi poetici e racconti brevi, pubblicati talvolta in forma cartacea oppure on-line. Nel 2016 ha fatto parte della giuria del concorso nazionale di prosa e poesia Scarabeus.

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