Introduzione al progetto Academy – Figure retoriche
Introduciamo questo lavoro sulle Figure Retoriche che segue nei diversi articoli della sezione Academy, riprendendo le parole di Bice Mortara Garavelli, Le Figure Retoriche. Effetti Speciali Della lingua, Bompiani, Milano 1993: 19.
«Ci occuperemo dei procedimenti discorsivi che le dottrine classiche e quelle più recenti (le neoretoriche) hanno descritto come figure del discorso. Sono “effetti speciali” della lingua, come sono stati chiamati nel testo di Maria Corti e Claudia Ciaffi, Per filo e per segno. Grammatica italiana per il biennio, Bompiani, Milano 1989. Di questi si può fare uso ed abuso, come di ogni risorsa del linguaggio. Si può approfittarne malamente, per eccesso o per difetto, oppure avvalersene per comunicare con efficacia, per congegnare il linguaggio secondo gli schemi (figura vuol dire appunto configurazione, schema) più adatti alla situazione e agli scopi del parlare.
Lo studio a cui ci dedicheremo qui potrà servire:
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ad accrescere la nostra capacità di ragionare sulla lingua (“competenza metalinguistica”);
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a renderci conto delle risorse concettuali di cui le figure retoriche sono manifestazioni (metafore come veicoli di conoscenza, allegorie e simboli come visioni plurime della realtà e moltiplicazioni di mondi possibili ecc.);
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a riconoscere tasti, registri e pedali dello “strumento linguistico” che abbiamo a disposizione: è una buona premessa per imparare a manovrarli con disinvoltura;
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a capire i “codici retorici” su cui sono costruiti i testi letterari. Questa operazione è indispensabile per interpretare i testi di età passate, quando lo studio della retorica era ingrediente necessario alla formazione dei letterati.»
Precisiamo che i “codici retorici” non sono mera eredità del passato, perché caratterizzano ancora oggi i diversi ambiti della comunicazione, da quella quotidiana (anche orale) a quella scientifica, tecnica o pubblicitaria, artistica o letteraria, poesia e prosa. Ogni scrittore che impiega in modo originale le figure retoriche, in particolare quelle che danno vita a un inedito scarto dalla norma d’uso, è in grado di plasmare (lat. fingo) di volta in volta un mondo nuovo, perché nuovo è il modo con cui guarda e disegna il mondo.
Nadia Gambis è nata e vive a Livorno. Ha frequentato l’Università di Pisa, laurea con lode in Lettere, indirizzo classico. Grazie al suo lavoro di tesi sul teatro plautino, Contributi ad una metaforologia plautina. (Pseudolus), le è stato riconosciuto un assegno ministeriale quadriennale presso il Dipartimento di Filologia Latina di Pisa. Ha insegnato materie letterarie, curando in particolare l’aspetto linguistico e letterario dell’italiano e del latino. Nel 1989 ha pubblicato una silloge poetica, Fiore di donna, Editrice Nuova Fortezza. Coautrice di due corsi di grammatica, lingua e cultura latina per il biennio dei Licei, Proxime, Trevisini Editore, 2010; Agenda Latina, Bompiani, 2013 e 2014. Tiene seminari di latino e lezioni di letteratura italiana presso l’UNITRE cittadina. Si dedica anche alla scrittura di testi poetici e racconti brevi, pubblicati talvolta in forma cartacea oppure on-line. Nel 2016 ha fatto parte della giuria del concorso nazionale di prosa e poesia Scarabeus.
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